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Settimo giorno: ultimo atto creativo o riposo?

Ruth e R. Michael Nazrolai

“E Dio terminò, nel settimo giorno, l' opera che aveva compiuto...”( Bereshìt 2,2).

Con queste parole si conclude il racconto della Creazione del mondo nella parashà di Bereshìt. Tuttavia, da questo versetto, sembrerebbe che D-o abbia concluso il Suo operato proprio di Shabbàt!

Ma il commentatore Rashì accorre subito in nostro aiuto, spiegandoci che D-o è Colui che ha creato il Tempo e ne conosce tutti gli attimi, così Egli poté continuare a creare fino all'ultimo istante, tanto da sembrare che avesse “lavorato” anche di Shabbàt.

Già da bambini a noi viene insegnato di anticipare sempre l'entrata dello Shabbàt di alcuni minuti, per evitare di arrivare in ritardo.

In realtà, D-o ci dà l'esempio di come utilizzare al meglio il nostro tempo: infatti, Egli ne utilizzò fino all'ultimo istante per creare qualcosa di utile: allo stesso modo, noi non dobbiamo sprecare nemmeno un minuto del tempo a nostra disposizione.

La nostra preoccupazione non deve essere quella di essere in ritardo per lo Shabbàt, bensì dobbiamo preoccuparci di sfruttare ogni singolo istante prima di Shabbàt nel migliore dei modi, dando uno scopo al nostro tempo, che non sia solamente quello dell'attesa.

Per noi che viviamo alla fine del sesto millennio, proprio alle soglie del grande Shabbàt, questo insegnamento assume un valore ancora maggiore. Infatti, siamo proprio noi, con le nostre "piccole grandi azioni", a completare il grandioso "palazzo" creato in seimila anni.

I nostri avi ne hanno costruito le fondamenta sino all'ultimo piano, lasciando alla nostra generazione la posa dell'ultimo mattone.

Dobbiamo ritenerci molto fortunati, poiché senza avere meriti particolari, noi abbiamo la possibilità di portare a compimento l'opera già iniziata e vederne la sua grandiosità.
 

Fonte: "Gocce di Nettare", 2002

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Pubblicato domenica 24 luglio 2011 alle 10:19:09

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