Mitzvà del giorno: Punire i testimoni falsi con la pena che volevano infliggere
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Ogni giorno approfondiamo una mitzvà dal Sefer HaMitzvot di Maimonide, seguendo il ciclo di studio quotidiano. Oggi parliamo della punizione per i testimoni falsi, un principio essenziale per garantire la giustizia e l’equilibrio divino.
Il precetto odierno stabilisce che i testimoni trovati colpevoli di falsa testimonianza debbano subire la stessa pena che intendevano infliggere ingiustamente alla vittima. Ad esempio, se due testimoni accusano falsamente un individuo di omicidio e vengono smascherati, essi stessi saranno condannati alla pena di morte, proprio quella che volevano ingiustamente assegnare all’imputato.
L’unico modo per determinare se una coppia di testimoni mente è tramite la testimonianza di un’altra coppia. Tuttavia, i Khakhamim spiegano che non ogni contraddizione tra due gruppi di testimoni è sufficiente per ritenere falsi i primi. Se la seconda coppia contesta i dettagli dell’evento – per esempio, affermando che l’omicidio non è avvenuto come descritto – il tribunale non può stabilire con certezza quale delle due versioni sia vera.
La Torah, invece, considera falsi quei testimoni che vengono smentiti riguardo alla loro stessa posizione nel momento del presunto crimine. Se la seconda coppia attesta che i primi due si trovavano altrove al momento del fatto, allora la loro testimonianza è riconosciuta come falsa e saranno puniti con la stessa pena che volevano imporre ingiustamente. Questo principio si applica non solo nei casi di pena capitale, ma anche per multe, risarcimenti o altre punizioni che i falsi testimoni cercavano di far infliggere alla loro vittima.
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