Mitzvà del giorno: Obbedire alla corte suprema e alle autorità rabbiniche
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Il primo comandamento di oggi è quello di obbedire alla Corte Suprema, il Sinedrio. Quando veniva emanata una legge dalla Corte Suprema, anche se ovviamente ci potevano essere degli opponenti all'interno del Sinedrio o altri saggi all'interno del popolo ebraico che si opponevano alla sentenza, alla decisione della Corte Suprema, era obbligo di ogni persona – anche i rabbini e i saggi che si opponevano – ascoltare, obbedire e comportarsi in conformità con questa decisione.
Il Sinedrio si occupava di tre categorie principali di legislazione:
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Tradizione orale – Molte delle mitzvot e dei precetti della Torah che osserviamo sono interpretazioni che D-O trasmise oralmente a Mosher Rabbenu, il quale le tramandò di generazione in generazione attraverso i saggi e il Sinedrio di ogni epoca. Queste interpretazioni devono essere accettate e rispettate da tutto il popolo ebraico, anche se possono esistere opinioni diverse e differenze nelle tradizioni.
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Esegési e interpretazione della Torah – Il Sinedrio aveva il compito di interpretare i testi sacri basandosi su principi tramandati da Mosher Rabbenu. A seconda delle opinioni, questi principi sono 13 o 24, e servono a confrontare parole, lettere e pronunce nella Torah per dedurre nuove leggi che non sono esplicitamente scritte nel testo, ma che emergono attraverso il metodo di esegesi stabilito dalla Torah stessa.
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Istituzione di nuove tradizioni e decreti rabbinici – Questa è forse la categoria più conosciuta. Si tratta di leggi istituite dai saggi per proteggere i precetti della Torah, evitare trasgressioni o rafforzare la vita ebraica. Alcuni esempi di questi decreti sono la lettura della Meghillà a Purim o la celebrazione di Chanukah. Queste mitzvot non derivano direttamente dalla tradizione orale o dall’esegesi dei testi, ma sono istituzioni rabbiniche che la Torah stessa autorizza i saggi a stabilire in base alle necessità della loro epoca.
Queste tre aree rientravano nell’autorità della Corte Suprema, e ogni ebreo era obbligato a rispettarne le decisioni.
Il ruolo dell’autorità rabbinica dopo la fine del Sinedrio
Dopo la distruzione del Sinedrio e la conclusione del Talmud babilonese, le leggi sono state fissate, e da quel momento in poi è compito di ogni saggio e rabbino applicarle all'interno della propria comunità.
Ciò che è stato accettato all'unanimità fino alla chiusura del Talmud costituisce la base della Halakhah. Tuttavia, con la diaspora e la dispersione del popolo ebraico in diverse regioni, sono nate tradizioni locali (minhagim), che seguono le decisioni delle rispettive autorità rabbiniche.
Infatti, una volta cessata l’autorità centrale del Sinedrio, la halakhah è stata affidata ai saggi di ogni comunità, e ogni ebreo deve seguire le decisioni della propria autorità rabbinica locale. Questo spiega perché esistono diverse usanze e interpretazioni halakhiche: non perché la Torah non sia unica e vincolante, ma perché la sua applicazione è affidata ai saggi di ogni generazione e di ogni luogo.
Il divieto di trasgredire l’autorità rabbinica
Il secondo comandamento di oggi è il risvolto negativo del primo: è vietato trasgredire o rifiutare l’autorità del Sinedrio o dell’autorità rabbinica del proprio tempo.
La Torah afferma chiaramente che non si può deviare "né a destra né a sinistra" dalle decisioni rabbiniche. Questo significa che non è consentito essere né più permissivi né più severi rispetto a quanto stabilito dai saggi.
Il rispetto dell’autorità rabbinica è essenziale per la coerenza e l’unità del popolo ebraico. Anche dopo la fine del Sinedrio, la Halakhah continua a essere applicata in base alle decisioni rabbiniche accettate dalla comunità.
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